Mi ritorni in mente.
Parafrasando Lucio Battisti, negli ultimi tempi si assiste ad un ritorno al passato, confermato dai vari blog e dai recenti tornei dell’ATP, con tendenza a riscoprire un vecchio colpo che negli anni 70- 80 imperava nei court tennistici, ovvero il chop di diritto.
Il chop e’ un colpo di approccio al gioco, simile allo slice di rovescio, che impedisce all’avversario di colpire con eccessiva potenza, grazie ad un ritorno senza peso della palla,determinato da una forte rotazione impressa al colpo.
Il chop e’ un colpo piatto che parte dalla parte alta della racchetta, con un utilizzo più diffuso nel diritto che nel rovescio, per un questione prettamente di aereo dinamica dello strumento di gioco.
Il chop e’ ritornato in auge grazie ad un’impostazione più offensiva da parte dei tennisti, che hanno capito l’utilità di questo colpo, necessario per rompere ritmo all’avversario, ma che rappresenta anche un modo veloce nel avvicinarsi al gioco di rete.
Per effettuare questo colpo ci vuole molta sensibilità di tocco, ma sopratutto un’impugnatura diversa rispetto al colpo classico di potenza, ovvero l’utilizzo della presa western.
L’avvento di campioni come Becker, Edberg e Lendl, rientrati nel circuito come coach di fuoriclasse come Federer, Murray e Warinka, ha reintrodotto l’idea di un gioco più spettacolare , grazie all’utilizzo dello slice e del chop, armi letali dei campioni anni 80-90, impersonati dallo svedese e dal tedesco, re incontrastati del tennis offensivo.
Nell’ultimo torneo vinto da Roger Federer a Dubai, il chop si e’ visto tantissimo ed è’ servito a disinnescare picchiatori da fondo campo, che rappresentano la tipologia di giocatori più vasta e rappresentativa del circuito.I maestri di tennis consigliano che il chop dovrebbe essere usato anche a livello amatoriale, in modo da diversificare lo scambio e rendere il gioco più breve,con conseguente risparmio di energia dal punto fisico-psico.
Roberto Sergi
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