Una stradina divide i due campi in terra rossa del Circolo della Stampa di Torino sui quali giocano il giovane campione Joachim Gerard e il veterano ex numero uno del doppio e sei del mondo Martin Legner, che ha Torino ha già vinto . Da un lato, sul campo numero tre, gioca Joachim Gerard, il numero 4 del mondo, belga, ottimo giocatore, gran braccio e molta velocità negli spostamenti. Fa suo un match contro il giovane spagnolo Manuel Caverzaschi, forse più combattuto del previsto. Dall’altra parte della stradina Martin Legner, 51 anni, affezionato del Torneo torinese, che batte con la sua esperienza lo svizzero Pellegrina, in un match molto meno muscolare e molto più tecnico del primo. In mezzo nella stradina gli spettatori sotto gli ombrelloni: pochi curiosi, qualche accompagnatore, i volontari, gli alpini, i giocatori che si rilassano e guardano le partite dei loro probabili avversari delle due giornate a venire. Tra loro la Sabine Ellerbrock, la numero uno al mondo, fortissima, che si rilassa semisdraiata con le spalle appoggiate alla carrozzina e si guarda la partita dell’amico austriaco Martin Legner. Il clima nella stradina, come in campo, è splendido: si gioca per vincere, ovviamente, e il premio in denaro non è modesto. Ma sopra tutto c’è una tranquillità ed una serenità che raramente si trovano in altre competizioni sportive, soprattutto nel Tennis, sport individuale e spietato, terribile e bellissimo. Mi viene in mente il Lendl che si strappava le sopracciglia prima di ogni risposta al servizio di un avversario, ma è sufficiente andare a vedere i tornei delle categorie minori o dei ragazzi più giovani per rendersi conto che il clima è diverso e l’agonismo è esasperato. Qui, invece, conta il risultato, ma conta, e conta tanto, anche la prestazione.
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