«Come la pietra immobile registra i segni del tempo, la panchina accoglie le fugaci espressioni dei sentimenti». Così recita l’insegna che da giugno 2013 campeggia in una delle aiuole del Giardino Lamarmora, la storica area verde − cinta da via Cernaia, Stampatori, San Dalmazzo, Bertola − riallestita con ornamenti floreali ed elementi d’arredo rigorosamente di recupero.
Tra magnolie, querce, tigli, ippocastani, ginkgo e platani centenari concepiti nel progetto originario all’inglese, curato nel 1863 da Jean-Pierre Barillet-Deschamps, spiccano oggi nuovi esemplari come Salvia farinacea, Gaura lindheimeri, Artemisia, Lobularia maritima, Buxus semprevirens, Nicotiana sylvestris, Agapanthus africanus, scrupolosamente segnalati al pubblico con cartellini di identificazione. Cespugli potati a forma di cuore addolciscono le panchine situate lungo il viale principale, e accanto ad un biciclo, sotto il piccolo gazebo in ferro battuto immerso nel verde, un uomo (una statua) d’altri tempi − bombetta, occhiali, baffi, panciotto, orologio a cipolla stile inizi XX secolo − siede con fare d’attesa, braccio destro adagiato sullo schienale, mano sinistra che tiene una rosa.
Tutto, giocato sul tono dell’eterno possibile, il bianco, sembra voler arrestare per qualche istante la frenesia delle giornate, chiamare il viandante a rallentare il passo, fermarsi ad osservare, riflettere, leggere, o forse addirittura aspettare, parlare, socializzare, proprio nel luogo degli incontri, delle brevi o lunghe soste, del tempo sospeso. Intensi, proprio perché “fugaci”, attimi di pace entro quell’oasi di quiete stretta nel cuore della città in corsa. (p.m.)
Settimana di passione per la Volley Torino Next Post:
Giovanni e Paolo
lavoro artistico piuttosto kich, andrebbe bene per una vetrina di scarpe, valutazione lavoro mediocre per turisti della domenica.
Grazie per averlo definito un lavoro artistico ,non siamo artisti ,ma giardinieri della città di Torino , e questo allestimento è stato realizzato, solo con materiale di recupero ,a costo quasi zero per la città