La pedonalizzazione di corso De Gasperi non s’ha da fare. I desiderata dell’amministrazione comunale – ma non è chiaro se ci sia un preciso disegno della giunta in tal senso – hanno trovato sul cammino 3.191 firme raccolte tra i residenti e i commercianti della Crocetta.
Cui prodest si chiedono i pasionarios anti-pedonalizzazione? Chiudere al traffico il corso significherebbe cancellare 700-800 posti auto, una merce rara nel quartiere. Poco distante c’è l’isola pedonale del Fante e nel quartiere si chiedono che bisogno vi sia di un doppione. <Non vogliamo pedonalizzazioni inutili che facciano chiudere i negozi – spiega Furio Brianti, presidente dell’associazione Crocetta Shopping – non c’è alcun interesse a trasformare il corso in una via di passeggio, non siamo in via Lagrange, piuttosto si mettano a posto i marciapiedi che cascano a pezzi>. Commercianti e residenti dicono no alla pedonalizzazione ma non ci stanno a passare per gli ultimi malati di sindrome Nimby e si dicono aperti a qualsiasi altro discorso di riqualificazione, ad esempio una zona 30.
La sensazione è quella che si stia facendo molto rumore per nulla. A mettere la pulce nell’orecchio dell’amministrazione e ad avanzare la proposta di pedonalizzare corso De Gasperi sarebbe stato un gruppo di residenti, numericamente meno rappresentativo dei 3.191 contrari. Non esiste però alcuna determina, delibera o dichiarazione di intenti che autorizzi a pensare ad un orientamento irrevocabile del Comune.
Il prossimo step sarà l’audizione in commissione (II per la Viabilità, III per il commercio). Netta anche la posizione della circoscrizione Uno. <Pedonalizzazione significa anche riqualificazione – spiega il presidente Massimo Guerrini – se proprio si dovesse fare un intervento di questo tipo sarebbe il caso di farlo nel tratto vicino alla chiesa, non chiudendo 900 metri di strada>.
Non sembra, in definitiva, di essere di fronte alle proteste preventive che si sono viste oltre 20 anni fa per la pedonalizzazione di via Garibaldi o più recentemente per via Lagrange e via Carlo Alberto dove oggi nessuno più vorrebbe saperne di tornare all’antico.
Alessandro P.
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